lunedì 05 febbraio 2018
Giornata Mondiale contro lo spreco alimentare
900 milioni. 42 kg. 16 miliardi. Di per sé questi numeri non dicono nulla, ma visti in dettaglio raccontano di un fenomeno malato che contraddistingue il nostro mondo. Ed eccoli spiegati: 900 milioni sono le persone che soffrono o muoiono letteralmente di fame ogni anno. 42 sono i kg di cibo a persona, sotto forma di avanzi non riutilizzati e alimenti scaduti, che vengono buttati nella spazzatura ogni anno. 16 miliardi è quanto vale lo spreco alimentare in Italia ogni anno, cioè l’1% circa del Pil del nostro Paese.
Sono i numeri dello spreco alimentare che vi raccontiamo oggi proprio in occasione della Giornata Mondiale contro lo spreco alimentare, che in Italia è stata ideata e istituita dal ministero dell'Ambiente in collaborazione con la campagna Spreco Zero e Università di Bologna – Distal.
Lo spreco alimentare in Italia
Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio Waste Watcher, quattro italiani su cinque incolpano la grande distribuzione, ma è invece lo spreco domestico a fare la parte del leone: incide, in termine di valore economico, tra il 60 e il 70% dello sperpero annuo di cibo nel nostro Paese, ma anche in Europa, e sul pianeta.
Anche se in Italia lo spreco alimentare, come dicevamo, vale quasi 16 miliardi annui, recenti dati del Ministero dell’Ambiente (gennaio 2018) confermano che nel 2017 gli italiani in un anno, hanno dimezzato la quantità di avanzi gettati, grazie anche alle campagne di sensibilizzazioni come “share a meal”. (Fonte: Programma Alimentare Mondiale). Eppure, secondo i dati FAO non basta perché nel nostro Paese, un anno di spreco alimentare potrebbe sfamare quasi 44 milioni e mezzo di persone. Una cifra incredibile.
Dei 42 kg di cibo che ognuno di noi all’anno butta via, oltre 10 sono costituiti da verdure e prodotti ortofrutticoli per un totale di oltre 1,3 milioni di tonnellate. Con i prodotti vegetali che gettiamo nella spazzatura, oltre a fitosanitari e nutraceutici, secondo Enea, potremmo produrre 41 milioni di m3 di biometano, l’equivalente dell’energia necessaria per riscaldare 46mila appartamenti, con un risparmio di circa 2 milioni di tonnellate di CO2.
E altrove?
E in Europa non va meglio, perché sono in media 180 i kg di cibo pro-capite sprecati all’anno mentre, sempre secondo la FAO, nel mondo si spreca circa un terzo dell’intera produzione alimentare destinata al consumo umano. Il Paese con maggiore spreco pro-capite è l’Olanda con i suoi 579 kg pro-capite all’anno mentre quello che spreca meno è la Grecia (44 kg pro-capite all’anno).
Perché si butta via il cibo
Gli sprechi avvengono durante tutto il percorso, cioè dalla produzione al consumo finale. Possono verificarsi a livello di produzione e raccolto, a causa d’intemperie, di malattie o infestazioni, o a causa di difetti nel sistema di coltivazione o trasporto. Può verificarsi invece durante la trasformazione dei prodotti, che produce gli scarti della produzione alimentare. Gli scarti possono anche avvenire nella fase di distribuzione all’ingrosso, dove il cibo resta invenduto perché non corrisponde ai canoni estetici dei compratori. La ristorazione e il consumo domestico, in ultimo, creano scarti alimentari a causa delle porzioni eccessive, della mancata consumazione degli alimenti entro la data di scadenza e di difficoltà ad interpretare l’etichetta e le indicazioni relative alla consumazione (Fonte SlowFood).
Cambiare si può!
Bisogna assolutamente invertire la rotta! E se è vero che nelle prime fasi della catena di produzione non possiamo intervenire, singolarmente, invece, possiamo fare la differenza imparando a non sprecare. E’ necessario imparare a seguire regole ben precise che poi, dopo un po’, diventano la normalità. Per esempio, può essere utile fare la lista della spesa e comprare solo quanto necessario, non lasciarsi ingannare dalle mega offerta prendi-tre-paghi-due, comprare se possibile da produttori locali; imparare a cucinare con quello che c’è, usando avanzi e scarti.
Milano per la giornata mondiale delle spreco alimentare 2018
Milano, capitale dell'aperitivo, del buon cibo, ma soprattutto città di Expo 2015 non può in alcun modo lasciare passare sotto silenzio il problema dello spreco alimentare . E allora ecco che ad intervenire è la piattaforma di Delivery food più diffusa, Just eat, che all'interno del suo programma "Ristorante Solidale" ha organizzato una vera e propria consegna a domicilio, ma al contrario. Cioè non sono loro a portare il cibo, ma siete voi a consegnarlo a loro.
Da oggi e fino al 28 febbraio, per ogni mercoledì del mese, è possibile prenotare direttamente a casa un ritiro di generi alimentari di prima necessità che non ci servono o che non potranno essere consumati entro la data di consumazione, purché rigorosamente conservati integri, confezionati, in scatola, e con data di scadenza visibile. E' semplice, basta un click! Serve solo prenotare sulla pagina web www.ristorantesolidale.it/salvaspreco
Tutto il cibo raccolto verrà donato a comunità e famiglie bisognose dislocate in città e servite in collaborazione con Caritas Ambrosiana e Caritas Diocesana Torino, e con il supporto logistico delle consegne di Ponyzero.
Per una guida completa all’educazione al non spreco, vi proponiamo qui il decalogo stilato dall’Enea.
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