giovedì 16 marzo 2017
Il Seminario di Porta Orientale
C’è un palazzo in Corso Venezia che resiste ormai da secoli e che, nel corso della storia, è stato testimone dei cambiamenti di Milano. Parliamo del Seminario voluto da San Carlo Borromeo, costruito nel 1565 sull’area del Monastero di San Giovanni, confiscato quando l’ordine degli Umiliati fu chiuso.
I lavori per la costruzione del seminario, denominato “Seminario di Porta Orientale”, furono lunghi e più impegnativi di quanto San Carlo immaginasse e infatti, proseguirono anche sotto l’episcopato del cardinale Federico Borromeo, cugino di Carlo. A lui si deve il cortile con i colonnati e il monumentale portale su Corso Venezia, realizzato a metà del ‘600 dall’architetto Francesco Maria Richini.
Le due cariatidi, opera dello scultore Giambattista Casella, raffigurano, secondo le varie interpretazioni, la Teologia e la Filosofia, oppure la Pietà e la Speranza, mentre due putti reggono lo scudo con il motto carolino Humilitas.
Nel 1798, il Seminario fu espopriato alla Curia meneghina e fu utilizzato come alloggio per il Ministero della Guerra della Repubblica Cisalpina. Solamente alcuni anni dopo, i seminaristi tornarono in possesso della loro sede, anche se ormai i tempi erano cambiati e iniziava a farsi sentire la crisi. Non c'era più fondi da investire e così la struttura iniziò ad andare in decadenza. Nel 1930, poi, fu definitivamente abbandonata e i giovani studiosi vennero trasferiti in una nuova sede a Venegono Inferiore.
Qui potere vedere una rara foto del Seminario nel clou del suo splendore:
Quest'immagine mostra la bellezza del portale, ma racchiude una storia nella storia. Sul lato sinistro si vede una bancarella, chiusa al momento dello scatto, mentre sul lato sinistro c’è un carretto da trasporto coperto con un telo.
Ebbene, nell’immediato dopo guerra (II Guerra Mondiale ndr), in quello spazio si insediarono due fratelli di origine svizzera con la loro bancarella di frutta e verdura. Gli affari, grazie alla clientela benestante della zona, andarono a gonfie vele a tal punto che pensarono di creare una struttura fissa nella parte sinistra del Seminario.
Nessun apparato di vigilanza si accorse della nuova struttura che, di fatto, rappresentava un abuso, e così, trascorsi vent’anni dall’insediamento, i fratelli capirono di avere un affare tra le mani. Si recarono dal notaio e chiesero di diventare proprietari per usucapione. E la legge era dalla loro parte.
Solo più tardi, all’età della quiescenza, vendettero l’area a uno stilista facendo un vero affare. Con la somma ricavata si assicurarono un’ agiata vita da pensionati.